Leggendo..."IL CACCIATORE DI AQUILONI" di KALED OSSEINI
Stralci:
Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente.
Ci sono storie che non hanno bisogno di essere raccontate.
La sensazione di cadere in un burrone si era affievolita, ma mi sentivo come se, svegliandomi un mattino, avessi trovato tutti i mobili della casa disposti in modo diverso: completamente disorientato. Dovevo ritrovare le coordinate della mia vita.
Un uomo privo di coscienza e di bontà non soffre. E tu hai sofferto per i tuoi errori.
La bugia è un furto e ad essere rubata è la verità, esserne derubati significa perdere "le coordinate" della propria vita, il disorientamento che ne deriva è fonte di mal Essere.
Quanto è importante per un bambino conoscere la verità, di un lutto, di un rifiuto, di un'assenza? Vedere l'ostacolo contribuisce a trovare la forza per superarlo, scansarlo invece induce a vivere perseguendo obiettivi in un susseguirsi di azioni, più o meno conscie, rivolte a colmare un vuoto di cui non si conosce nemmeno il nome.
Scorre tra sentimenti profondamente diversi che albergano in persone che si appartengono irrimediabilmente per vincoli di parentela o di amicizia.
La lettura di questo romanzo, scorrevole e leggera, mi ha fatto riflettere sul concetto di devozione, di fede, di violenza, di perdono, di rivincita, di bontà, di sopportazione, di rabbia...un altalenarsi di sentimenti positivi e negativi, che si incrociano, si stemperano e si alimentano, mutano deformandosi, modellandosi a vicenda, ma che mai svaniscono.
E' una storia cruda in cui diventa tangibile la trasformazione di un luogo pacifico in un luogo di distruzione e morte, come a toccarne la linea di demarcazione, chiara, netta, devastante, che ha un nome: guerra.
La trama è articolata, due ragazzi, appartenenti a strati sociali diversi crescono a sua volte di un servo di famiglia, entrambi hanno in comune l'amore del ricco proprietario, il quale li ama, in modo diverso, ma li ama entrambi, proprio come si amano i figli...la storia poi si snoda fra colpi di scena e cruda descrizione della reatà di una Kabul squarciata da bombe e dittatura.
L'umile servo è devoto, protettivo, coraggioso, cresce con un animo buono, mentre l'amico, che rappresenta il punto di vista di chi racconta, fra gelosie, insicurezza e codardia matura pavido e pieno di rimorsi, ma che ha una speranza e questa risiede nella sua sofferenza nel rendersi conto della miseria del suo essere.
Il loro percorso di vita nel momento in cui sembra spezzarsi allontanandoli, invece, rappresenta il perno che indissolubilmente li unirà per sempre, la vita che nasce e supera la morte, e, come una luce, riabitua un occhio buio e tenebroso, al chiarore del giorno.
Siamo metà ed intero, siamo unici e frammentati..."io avevo rappresentato la metà illegittima, socialmente ineccepibile, l'involontaria incarnazione della sua colpa. Guardai la foto di Hassan: aveva un lato del volto illuminato dal sole e sorrideva mostrando un buco nero al posto degli incisivi. L'altra metà di Baba. La metà misconosciuta. La metà che aveva ereditato quanto di puro e nobile c'era nel suo animo. La metà che, nel segreto del suo cuore, o insieme, uno agiato e figlio di un ricco commerciante di tappeti, l'altro, umile servitore, figliforse considerava il suo vero figlio."
La consapevolezza arriva senza "fanfare di un epifania" ma "con il dolore che, nel cuore della notte, fa i bagagli e si allontana senza neppure avvisare."
"Si fa sempre in tempo ad esser buoni" e la coraggiosa redenzione dell'animo, anche se dolorosa, arriva, come un intervento a cuore aperto, ma senza pericolo e risolutivo.
L'aquilone vola dalle mani di un bimbo all'inizio del libro, il filo si spezza e tutto all'apparenza svanisce, inafferrabile e lontano, ma la tortuosa ricerca fra strade interiori e vicoli dell'anima, porta l'uomo, diventato un coraggioso cacciatore, a ritrovare l'aquilone azzurro, azzurro come quel cielo che, nel frattempo, lo ha ospitato.