Leggendo ..."L'OMBRA DEL VENTO di CARLOS RUIZ ZAFON
Il sottotitolo de "L'ombra del vento"?
Rubo una frase del libro stesso "I LIBRI SONO SPECCHI: RIFLETTONO CIO' CHE ABBIAMO DENTRO"...ed a proposito di specchi, durante la lettura, osservandomi nel confronto, ho riconosciuto parti di me in molti passaggi, in un andirivieni di sensazioni coinvolgenti che mi hanno portato a leggere tutto d'un fiato il romanzo; perché è un libro che va letto così, con costanza e senza pause, altrimenti non lo si apprezza a fondo.
Il tema della guerra è onnipresente, "prima" con i suoi sintomi, "durante" con il suo cieco sterminio, "dopo" come al un risveglio di un coma, e Barcellona è, dico io, "la bella donna" del libro, donna la cui bellezza non sfiorisce, anzi, si fa forte delle avversità della vita per diventare, se possibile, ancora più bella.
Riflessi di me in questi stralci:
"Quella sera d'estate, nel crepuscolo infido di Barcellona, avevo ripensato alle parole di Clara sulla scomparsa di suo padre. Nel mio piccolo mondo, la morte era una mano anonima e imprevedibile, un venditore a domicilio che si portava via madrid, mendicanti e vicini novantenni come in una lotteria infermale. Faticavo ad accettare l'idea che camminasse al mio fianco, con il volto di un uomo e un cuore avvelenato dall'odio, che indossasse una divisa o un impermeabile, facesse la coda per entrare al cinema, frequentasse i bar e al mattino passeggiasse coi figli nel parco della Ciudadela, mentre di pomeriggio faceva sparire una persona nelle celle del castello di Montjuic o in una fossa comune senza nome né cerimonia.
Mi venne da pensare che il mio universo fosse una facciata di cartapesta. In quegli anni immobili, anche la fine dell'infanzia, come i treni delle ferrovie nazionali, arrivava quando arrivava."
"La malvagità presuppone un certo spessore morale, forza di volontà ed intelligenza. L'idiota invece non si sofferma a ragionare, obbedisce all'istinto, come un animale nella stalla, convinto di agir in nome del bene e di avere sempre ragione. Si sente orgoglioso in quanto può rompere le palle, con licenza parlando, a tutti coloro che considera diversi, per il colore della pelle, perché hanno altre opinioni, perché parlano un'altra lingua perché non sono nati nel suo perché non approva il loro modo di vestirsi."
"Per ognuno che usa il cervello devi vedertela con nove oranghi"
"LE CHIOME ARGENTEE DEGLI ARANCI DEL CHIOSTRO FRUSCIAVANO E IL CHIOCCOLIO DELLA FONTANA ERA UN'ECO FRA GLI ARCHI DEL PORTICATO"
"Le guerre negano la memoria dissuadendoci dall'indagare sulle loro radici, finché non si è spenta la voce di chi può raccontarle. Allora ritornano, con un altro nome e un altro volto, a distruggere quel poco che avevano risparmiato"
"Le coincidenze sono le cicatrici del destino"
E' un libro scorrevole, nonostante la trama abbastanza intricata, un libro nel libro, ricco di personaggi "ricchi", descritti avanti ed indietro nel tempo; è stato un libro, che certamente consiglierei di leggere, in cui la modalità di scrittura, come in una sceneggiatura, consente di"vedere" ed addirittura "sentire", come nel passaggio che segue:
"...ricordo i miei piedi che si sollevavano da terra e in quell'istante tutto si fermò. La detonazione mi giunse attutita, come il rimbombo di un tuono che si allontana. Sentii solo una vampata, come se un'asta di metallo mi avesse colpito con una furia brutale, catapultandomi nel vuoto pe un paio di metri. Non ricordo l'impatto della caduta, ma solo la sensazione delle pareti che si avvicinavano e del soffitto che precipitava quasi volesse schiacciarmi..."
Dicevo "ricco di personaggi ricchi", oscuri e luminosi, un po' fiabeschi, buoni con i buoni, cattivi con i cattivi, personaggi che personificano al contempo il buono ed il cattivo che c'è in ognuno di noi.
In assoluto ho amato il personaggio "Fermin", lui dice che "...siamo tutti puttane...", vero, ci si vende o, mal che vada, ci si svende, e tutti abbiamo un prezzo, può non essere dichiarato, condiviso o anche solo esposto, ma esprime ciò a cui siamo disposti a rinunciare di noi in favore di altro/i.
La ricerca della verità che diventa ragione di vita, quest'ultima coronata dall'amore, quello unico e solo, inevitabilmente associato ad una sola esistenza e non necessariamente corrisposto.
In ultimo ciò che mi ha particolarmente colpito è l'incipit che si ripropone, risolvendosi, nella parte finale, come un cerchio che si chiude perfettamente e così facendo torna al punto di partenza:
"Da bambino, prima di addormentarmi raccontavo a madre come era andata la giornata e quello che avevo imparato a scuola.Non potevo udire la sua voce né essere sfiorato dalle sue carezze, ma la luce e il calore del suo ricordo riscaldavano ogni angolo della casa e io, con la fede di chi ancora conta gli anni sulle dita delle mani, credevo che, se avessi chiuso gli occhi e le avessi parlato, lei mi avrebbe ascoltato, ovunque si trovasse."
Il protagonista, undicenne, teme che la morte portando via la madre, porti con sé anche i ricordi che lui serba di lei, portandosi il suo volto, il suo profumo, il calore dei suoi abbracci. La parte finale del libro fornisce una risposta che chiude la trama in un cerchio fatto di vita e di morte:
nei libro di Julian c'è un'idea che ho sempre sentito mia: continuiamo a vivere nel ricordo di chi ci ama "ricordami Daniel, anche in segreto, anche in un angolo del tuo cuore. Non permettere che me ne vada per sempre"
Ho letto da qualche parte dei commenti ingiusti su questo libro, considerato "stucchevole", commenti ai quali non mi associo, io l'ho trovato anzi oscuro, cruento, fatto di luci ed ombre, amore e vendetta, al limite del gotico.
Non è individuabile un personaggio classicamente "protagonista", anche se, a ben vedere, una protagonista c'è ed è la città di Barcellona.